Quando nel 1990 uscì in televisione Twin Peaks di David Lynch io avevo appena 10 anni. E nonostante la tenera età ne divenni ossessionato (quanti pre-adolescenti lo hanno guardato di nascosto? Tantissimi). Ricordo che riuscì perfino a farmi comprare dai miei genitori un registratore vocale portatile, quasi a voler scimmiottare l’Agente Speciale Dale Cooper e la sua inseparabile Diane. E come altri presi parte a quella che fu una sorta di investigazione collettiva, con il pubblico televisivo che per la prima volta si sentì coinvolto nella risoluzione di un mistero: chi ha ucciso Laura Palmer? Ed ecco che fra amici ci si ritrovata ad elencare i misteriosi e fumosi indizi che ogni tanto facevano capolino nelle puntate, cercando di mettere insieme i pezzi e costruire improbabile teorie su chi fosse l’assassino, il movente e via dicendo. Nel nostro piccolo eravamo tutti diventati investigatori. Tutto questo nel 1990 appunto, era pre-internet, dove i social network erano il parco giochi davanti alla scuola.
Con True Detective, serie prodotta da HBO, ideata dall’eccezionale romanziere Nic Pizzolatto e interpretata, fra gli altri, da Woody Harrelson e Matthew McConaughey (fresco di Oscar come miglior attore protagonista per Dallas Buyers Club), sta accadendo la stessa cosa, ma i parchi giochi, appunto, si sono dilatati. La serie è alla prima stagione che comprende solo otto puntate e ripercorre la logica della serialità antologica (già sperimentata da American Horror Story): ad ogni stagione cambieranno ambienti, storie e personaggi. Ma in quasi due mesi è stata capace di generare conversazioni in rete più di ogni altra serie d’esordio che si ricordi negli ultimi anni. E non è la solita mania fandom che tende a rielaborare attraverso meme gli spunti visivi e narrativi di una Serie TV in modo ironico (si fa per tutto oggi, e anche per True Detective, qui e qui ad esempio), ma, come fu per Twin Peaks i fan di True Detective si prendono maledettamente sul serio. La storia oscura, quasi gotica, di un Serial Killer che miete vittime nella rurale e ignorante Lousiana è diventata in poche settimane un’ossessione per milioni di utenti del web, che hanno ripreso le decine di indizi e di riferimenti vari che sono abilmente nascosti nelle puntate e scoprendo, poco a poco, come per ogni mistero ce ne sono celati altri, come in un diabolico gioco di scatole dalla viralità potenzialmente infinita (un esempio decisamente significato è questo).
Fra tutte le migliaia di conversazioni sui Social Network è stata una directory di Reddit a essere diventata il punto nevralgico dove si condivide la mania per True Detective, un vero e proprio luogo d’incontro per i fan della Serie che hanno iniziato un’investigazione “collaborativa” focalizzandosi su tutti i dettagli possibili all’interno delle puntate, andando addirittura ad analizzare gli screenshot più ambigui, quelli che magari possono contenere la chiave per capirci qualcosa. Sono centinaia le teorie nate in queste settimane sui misteri di True Detective, alcune bizzarre, altre più ponderate, ma nel grande gioco di essere detective nessuno si tira indietro. Con Twin Peaks eravamo tutti investigatori, con True Detective continuiamo a rivivere la stessa esperienza, ma questa volta abbiamo la possibilità di farlo in modo ancora più immersivo e con a disposizione centinaia di strumenti nuovi. Non più semplicemente detective, ma meta-detective in piena regola.
In tutto questo l’ossessione per True Detective è diventata anche l’occasione per fare marketing, e non solo per HBO che da questo buzz ha tutto da guadagnarci. Ad esempio alcune riproduzioni della tazza dell’Agente Cole (quello interpretato da McConaughey) sono state messe in vendita da diversi utenti su E-bay che sono arrivati a incassare fino ad 85 dollari a tazza, mentre un possibile collegamento fra la storia di True Detective e un raccolta di racconti di Robert W. Chambers pubblicata nel 1895 e intitolata The King in Yellow (il nome evocato nella Serie per indicare per il “cattivo”) ha causato l’impennata di richieste di un libro poco più che sconosciuto che è entrato in poche ore nella Top 10 dei bestseller più venduti su Amazon.
In realtà l’innovazione di True Detective non si ferma alla trama avvincente. Perché oltre alla storia, ben scritta e congegnata da Pezzolato, True Detective ha una capacità di proiettare un immaginario visuale fortissimo, costruito, (grazie anche ad una fotografia quasi cinematografica), intorno ad un atmosfera strabordante di simboli (ad esempio i tatuaggi, che diventano anch’essi elementi da studiare, analizzare e sviscerare, come fossero anch’essi degli indizi). Questo non solo aumenta la tendenza degli spettatori ad assumere ruoli “decodificanti”, ma stimola una continua rielaborazione dell’immaginario (e delle immagini) della Serie, costituendo un’ondata senza precedenti di fan-art, come dimostra questa piccola ma significativa raccolta.
Ma a ben vedere l’intuizione vincente dei creatori di True Detective è stata quella di unire al format tradizionale della serialità televisiva, fatto necessariamente di tempi dilatati, la capacità di coinvolgere, dentro questi tempi, gli spettatori intorno a un thriller pieno di indizi mai chiariti, e dunque, “aperto” alle diverse interpretazioni. Dopo ogni puntata True Detective ci dà la possibilità di fermarci per una settimana, riflettere su quello che abbiamo visto (e rivederlo, se vogliamo) per poi buttarci a capofitto sulla nostra personalissima indagine e magari snocciolare le nostre teorie e conclusioni. E’ un modello, questo, totalmente opposto a quello di Netflix e del suo House of Cards, che può essere scaricato e visto “tutto d’un fiato”, dalla prima all’ultima puntata (basti pensare che 670.000 persone hanno guardato tutti i 13 episodi della seconda stagione a una settimana dalla distribuzione). La struttura narrativa di True Detective, per sua stessa natura, ha invece bisogno della dilatazione temporale per generare conversazione; fosse stata distribuita con il modello di Netflix avrebbe perso la caratteristica che ne sta facendo il vero caso crossmediale dell’anno, quella di coinvolgere, progressivamente, gli spettatori televisivi e gli utenti della rete in un’aspettativa senza precedenti e in un’elaborazione costante degli elementi in gioco. Come per dire: è la rivincita della serialità tradizionale, bellezza.
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